Come si sa, l'editoriale del direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli ha suscitato molto clamore: riporto il botta e risposta avuto con Claudio Sabelli Fioretti sul suo blog a proposito della vicenda.
«Rimango, come tutti, molto sorpreso dalla "spalla" di Mieli. E sconfortato, perché sento che ho perso un altro grande ed obiettivo riferimento, il Corsera. Siamo tutti grandi e hobbesianamente vaccinati per non credere, come seminaristi in ritiro, alla sempiterna buonafede nell'imparzialità delle testate e di chi ci lavora, però il gesto è pesante. Oltre ad aver dato al Berlusca un altro motivo di urlacchiare nei radio–giornali che i comunisti sono ancora fra noi, che occupano i posti di rilievo nell'industria dell'informazione e che i famosi bambini vengono serviti all'acqua pazza sulle tavole imbandite di questi ultimi (cosa di cui francamente – in questa terribile campagna elettorale ad alzo zero – non ne avvertivamo affatto la necessità), si è gettata così su via Solferino un'ombra pesante e diciamo pure carica di delusione. Quella di Mieli non è affatto una dichiarazione personale, le frasi volte al plurale non sono "di maestà": è un messaggio, sia pure largamente condivisibile e sottoscrivibile per l'inattaccabilità del ragionamento, che riporta opinioni diffuse nella redazione. Condivisibile sì, ma non quando appare sulle colonne di un quotidiano come Corsera. E poi, tirata d'orecchie anche a lei, caro CSF: in piena campagna elettorale, la settimana scorsa Dell'Utri, ora Fini… ma allora ve la cercate proprio, eh?!?»
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«Esistono due maniere di considerare il giornalismo. C'è chi pensa che l'importante è occupare spazio. Non importano i contenuti. Basta farsi vedere. E' la via "televisiva". Nessuno ti ascolta, nessuno ti legge, ma tutti ti vedono e sanno che esisti e quindi tu guadagni importanza, visibilità e in definitiva consenso. C'è chi pensa che l'importante è quello che dici. Io non so chi abbia ragione. So che seguo la seconda via. Lei pensa che Dell'Utri e Fini abbiano guadagnato voti a causa della mia intervista? Io sono proprio contento di averli intervistati in questo periodo perché è in questo periodo che avevo la possibilità di metterli di fronte ad alcune contraddizioni.» (csf)
11.3.06
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