20.2.06

Oltre…

«Vorrei scendere e camminare e abbracciare il vento, ma non posso. Mi piacerebbe andare incontro al temporale correndo, ma non posso. Vorrei innalzare un inno a questo spettacolo meraviglioso, ma le parole mi nascono nel cuore e mi muoiono in bocca. Dovrei essere uno spirito libero per poter gioire, ora. Sono invece un uomo provato dalla Sofferenza e dalla perdita della Speranza. Non sono solo, ma provo solitudine. Non è freddo, eppure provo freddo. Tre anni fa mi sono ammalato ed è come se fossi morto. Il Deserto è entrato dentro di me, il mio cuore si è fatto sabbia e credevo che il mio viaggio fosse finito. Ora, solo ora, comincio a capire che questo non è vero. La mia avventura continua, in forme diverse, ma indiscutibilmente continua. Nove anni fa, nel Deserto del Sahara, stavo cercando qualcosa. Credevo di essere alla ricerca di me stesso e mi sbagliavo. Pensavo di voler raggiungere un traguardo e mi sbagliavo. Quello che cercavo non era il mio ego o un porto sicuro, ma una rotta verso quella terra per me così lontana dove abitano Amore e Speranza.»

— "Il Maratoneta", StampAlternativa, Milano 2003

Non voglio fare né temini né piagnistei da coccodrillo.
Luca Coscioni è finito oggi ad Orvieto.
Non sono stato e non sono tuttora un fiancheggiatore dei Radicali, non mi trovo d'accordo con le posizioni ch'essi esprimono.
C'è bisogno di libertà in molti campi del vivere civile, ma non libertà di farsi la canna per strada.
Di quello chissene, non è una priorità riconosciuta. Invece quello che preme è che nella ricerca scientifica si debba andare finalmente oltre.
Oltre i preconcetti, i dogmi, le convenzioni. Fin dove è naturalmente lecito osare.
Ognuno ha diritto ad agire in coscienza.

14.2.06

Rosa fresca aulentissima


[Pietro Tenerani (1789-1869), "Psiche Svenuta", 1822, Galleria Nazionale dell'Arte Moderna, Roma]

"Rosa fresca aulentissima ch' apari inver' la state
le donne ti disiano pulzell' e maritate:
tràgemi d'este focora, se t'este a bolontate;
per te non ajo abento notte e dia,
penzando pur di voi, madonna mia."

— Cielo d'Alcamo, "Contrasto", vv. 1-5

12.2.06

Bel tempo che fu

Ieri sera si è consumato un evento (modestino nei contenuti, per la verità) cui di solito si partecipa quando si compiono gli "…anta": la festa degli ex alunni del liceo.
Una veloce riconversione dell'associazione da simpatizzanti destrorsi a comunità di ex Aristofaniani ed eccoci qua, davanti alle vetrate dell'atrio, come quasi dieci anni fa quando ci assiepavamo con le facce di bambini e le prime sigarette in bocca aspettando la campanella del primo giorno.
Se non fosse stata per l'ora e l'arredo vagamente cimiteriale (lumini piccoli IKEA of Sweden), l'atmosfera poteva dirsi la stessa: le fisionomie erano pressoché immutate, nonostante il tempo (non poco) passato, le strade che si sono allontanate, gli impegni, gli amori e le passioni. Le sigarette c'erano sempre e comunque e qualcuna (ha confessato) aveva anche le mani spugnate per l'emozione.
C'erano pure persone che non vedevi da un sacco e che ti ha fatto piacere riabbracciare.
C'era pure qualche testa di cazzo, che non avresti più voluto vedere per il resto dei giorni, che pativa però la giustizia del tempo, acuita da una vita evidentemente insana.
C'era addirittura chi aveva lo stesso maglione di quando arrivava la mattina alla I ora.
Qualcuno ha assunto movenze da piglianculo, qualcun altro si è ripulito.
Un paio di fanciulle, all'epoca interessanti ed inflazionate, si sono irrimediabilmente rovinate: quelle che non gli davi una lira invece sono salite nella top ten. Altre sono rimaste belle come l'ultimo giorno.
Risate. Cenni. Colpi di tosse.
Anche un po' di malinconia.

7.2.06

Taglia, in nome di Dio!

Così si rivolge il capovaro alla madrina designata (solitamente una sciccosissima signora agée della buona alta borghesia mercantile, meglio se con due cognomi) all'atto di fargli lanciare la fatidica bottiglia di champagne contro lo scafo metallico, che attende di potersi infilare finalmente nel suo elemento dopo essere stato covato e pasciuto nel ventre del bacino di carenaggio.
O almeno così dicevano i capivaro, perché al varo del nuovo incrociatore portaerei Cavour della nostra MM il capovaro, emozionato dalla sciccheria della madrina, ha piegato la millenaria e ruvida consuetudine di marina del "tu" alle regole del bel mondo glamour che impone il "lei" nella conversazione ("Tagli, in nome di Dio!", un po' fantozziano)
Ma questi sono dettagli: però, chi qui approderà, in qualunque modo e con qualunque intenzione, dovrà presto fare i conti con questo modo di porsi, diciamo pure un po' da vecchio rompicoglioni, attento al particolare e riferente cose ormai desuete, a tal punto che nessuno se ne ricorda o ci pensa più. Uomo avvisato mezzo salvato. Appunto.
Be', tanto che l'ho detto, mettiamo le cose in chiaro: potete partecipare ai post, criticare, dissentire, mandarmi a cagare, applaudire, commuovervi, mandarmi vaglia postali, ma sempre (SEMPRE!) a ragion veduta, ovvero argomentando i vostri perché.
Io sono qui, sono conscio di propormi in pubblico, scrivo (quando posso) e ascolto chi ha qualcosa da dirmi.
Però, rimanga inteso che, per non allontanarsi dal tema marinaro, il padrone del vapore sono io… e ciò, a chi vuole intendere, basti.

Dunque, o Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, "Taglia, in nome di Dio!"