31.1.07

Quando non si ha proprio niente di meglio da fare…

Propongo una campagna per segnalare i siti più fancazzisti in cui vi siate mai imbattuti, escluso perentoriamente questo ed il mio Gabinetto fotografico!

La mia proposta è il catalogo fotografico di tutti i prodotti della famosa azienda ACME comparsi nei cartoni animati degli ultimi quarant'anni.

Segnalate le vostre, dunque: sarebbe interessante che specifichiate come e perché vi siate imbattuti in quel link, ma forse, per spirito di carità fraterna, è meglio non approfondire troppo…

28.1.07

Pensieri nell'inverno quirite

1. Ieri stavo tirando un po' la macchina sul vialone sotto casa per tamponare il ritardo che avevo accumulato nell'andare a fare ripetizioni di algebra ad una povera vittima liceale che mi sopporta (e mi paga pure).
Pioveva, come oggi del resto, acquazzone a tratti, fanghiglia che si alza dalle ruote delle auto che precedono e che si proiettano sul parabrezza. Nel mezzo di una accelerata da seconda a terza, scorgo a bordo strada un uomo vestito di chiaro con un cane al guinzaglio, perfettamente allineati al centro delle strisce pedonali e in evidente procinto di attraversare: rallento per fermarmi, l'uomo però non si muove, come fanno tutti i pedoni quando capiscono che il/la guidatore/trice ha concesso loro il grande onore di premere il pedale del freno e quindi si sdebitano cercando di togliersi di torno il più presto possibile, per non dare eccessivo disturbo. Quel tizio però non accenna a muoversi, mentre la mia macchina scivola a pochi km/h verso le strisce, anzi sembra dimostrare il più completo disinteresse per portare a termine l'operazione di attraversamento, guarda dritto davanti a sé. Dopo che mi sono fermato del tutto, passa un altro secondo e l'uomo, finalmente, come risvegliato da uno strattone, comincia ad impegnare lo zebrato, sempre però guardando dritto, senza girare la testa. "Povero pazzo" penso io. Fra una battuta e l'altra del tergicristallo sul parabrezza madido di pioggerella fina e fitta, mentre il pedone altezzoso e il labrador color caffellatte sfilano davanti al cofano, tutti e due con noncuranza, regali, mi rimangio il pensiero: lui porta una piccola fascia gialla con tre palle nere, lo stesso il cane su una specie di corpetto, come quegli odiosi cappottini che le fanatiche padrone impongono ai loro canidi da grembo, solo più grande.
È il pittogramma internazionale dei ciechi. E il cane sta facendo attraversare il suo affidato non vedente. Non solo, lo ha fatto muovere dopo essersi assicurato che il traffico si fosse effettivamente arrestato.
A centro strada, nello spartitraffico, lo fa di nuovo, meccanicamente: fa fermare l'uomo, aspetta che il 93 accenni una frenata e che si arresti completamente, altro strattone e la traversata può dirsi conclusa. Manca il gradino per salire sul marciapiede. Il labrador si ferma per un istante ai piedi della banchina, quanto basta ché il suo trainato si allinei con i piedi e capisca che deve alzarne uno. Solo allora il cane monta sul marciapiede e aspetta fermo finché anche il cieco ha completato la manovra di salita. E poi se ne vanno, come un tizio qualunque in impermeabile chiaro che torna a casa dai giardinetti col suo cane, sorpresi entrambi da un acquazzone.

2. Tempo fa ho comprato un romanzo anni Sessanta su una bancarella di libri, di quelle su cui, senza alcun riguardo, vengono accatastate quintali di carta rilegata e sciolta, molto spesso biblioteche di vecchi generali o di impiegati dello stato passati a miglior vita, magari costruite per autore, per argomento, o semplicemente comprando i Mondadori o il Reader's Digest per corrispondenza. Biblioteche e raccolte di cui puntualmente gli eredi si disfano non appena prendono possesso dei lasciti.
In questo romanzo tedesco, mentre lo sfogliavo per spolverarlo, è uscita dalle pagine una cartolina a colori, intonsa, non scritta. Una classica cartolina di quarant'anni fa, con dei colori un poco innaturali, con un panorama di Livigno innevata all'inverosimile. E lì, ho cominciato a fantasticare, ad ipotizzare come e perché fosse lì.
Un souvenir da tenere in casa dopo una vacanza sulla neve? Una cartolina comprata in sovrappiù oppure non spedita perché erano finiti i francobolli? Un memento di belle giornate sulla neve con allegri compagni, di passeggiate, brulé e corteggiamenti galanti? Oppure la cartolina portata a mano ad un vecchio nonno da qualche nipote, tenuta sul tavolo, poi usata come segnalibro, distrattamente ma non troppo, perché ogni tanto, riprendendo il libro, l'occhio ci cada su e magari si ricordi il bel tempo che fu, di quando gli sci erano di legno grezzo e non c'erano doposci "lunari", ma solo stivaloni al ginocchio?

3. Mentre gironzolavo per piazza Venezia, consumando l'inerzia che si acquista scendendo a piedi dalla discesa di via IV Novembre, davanti alla "Macchina da scrivere", il Vittoriano o Altare della Patria che dir si voglia, mi venne in mente un fatto che mi raccontò mia nonna.
C'era un suo avo che non poté gioire del Bollettino della Vittoria firmato Generale Diaz (o Diàz, come dicono a Napoli: "Scusate, per piazza Diàz?"), quello che — tanta era l'enfasi della vittoria, veniva inciso anche su lastre di bronzo fatto con i cannoni austriaci catturati — si conclude "I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.": il figlio, tenente di Artiglieria, studente di Medicina, vent'anni, era dato per disperso sul Monte Cimone, dopo uno degli ultimi furiosi combattimenti palmo a palmo, quelli in cui interi reggimenti tornavano decimati dopo aver guadagnato (o perduto) una ventina di metri.
Quando portarono il Milite Ignoto a Roma, volle andare, assieme a tanti altri con la sua stessa storia, a rendere omaggio e a tentare esorcizzare un po' quel dramma, allo stesso tempo, interiore e nazionale. Salito fino al sacello, dove i due piantoni montano la guardia a quel mucchietto di ossa e di brandelli di divisa racchiusi in una cassa zincata, fu colto improvvisamente da una fitta alla testa, al petto, all'addome: "Qui c'è Mimì, qui c'è Mimì" ripeteva, mentre si accasciava fra le braccia di un carabiniere che lo aveva visto in preda all'emozione e allo sgomento. Fece a tempo a tornare a casa, per morire una settimana dopo.
Mimì era il giovane tenente che non è più sceso dal Monte Cimone dopo la battaglia.

21.1.07

"Italietta" — commediola grottesca in tre parti



I. Mentre in Europa centro–settentrionale imperversava l'uragano "Kyrill", con venti a 200 km/h, più di 40 morti, un miliardo di euri di danni nella sola Germania, intere nazioni in tilt e nel panico, il TG1 delle 20 — badate bene, il glorioso tiggìuno delle venti! — dedicava un servizio lunghissimo all'uscita dell'ennesimo, stanco e nevrotico Verdone, alla sempreverde bellezza di Monica Bellucci, nei panni di una ninfomane fisioterapista, e alla grande interpretazione di tale Scamarcio (ma chi è?!? qualcuno colmi la mia ignoranza, vi prego, sennò non potrò più andare al cinema senza aver conosciuto questo fondamentale istrione del cinema nostrano!) mentre se la fotticchia in una scena definita "bollente" (di lessato però c'era solo la faccia di Scamarcio e la scena risultava stinta e annoiante… Gloria Guida, dagli lezioni, ti prego!).
Il TG3, invece, apriva il servizio con un concitato elogio dal sapore deamicisiano sulle "nostre Alpi" che ci hanno protetto e sugli strascichi meteo del ciclone che si sono abbattuti su Sardegna, Piemonte e Alto Adige: in sostanza, qualche albero azzoppato per il forte vento, qualche coppo di tetto volato via.


II. All'indomani dei funerali dello scomparso pontefice Giovanni Paolo II, il sindaco di Roma Veltroni si affretta a dichiarare alla stampa che l'Urbe quirite renderà omaggio imperituro al defunto papa dedicandogli uno dei luoghi più importanti e centrali della città… la stazione Termini.
Non avendo consultato nessuno sull'opportunità dell'operazione (ridicola sotto ogni punto di vista non tanto nel fine, quanto nei modi, perché non vi è in città luogo, penso io, — purtroppo — più squallido e deprimente della stazione centrale e, soprattutto, perché le stazioni e gli aeroporti non vengono dedicati a personalità religiose neanche più in Medio Oriente), neppure i legittimi proprietari del fabbricato viaggiatori (le Ferrovie, nella fattispecie), e pressato e avversato da quasi tutti i componenti della Giunta, il sindaco ha dovuto fare di corsa dietrofront e arrampicarsi sugli specchi spiegando che la stazione era stata "solamente dedicata, non intitolata".
Della serie "Con piazze e parchi pubblici si fa più bella figura". Amen.


III. Intervistato sul Corsera odierno in merito alla sentenza della Cassazione che dichiara il download peer to peer (o P2P, in nerdico) legale se non compiuto per scopo di lucro, Antonello Venditti risponde così ad una precisa domanda dell'intervistatrice:

— Quindi se un ragazzo si scarica gratis un suo disco lei non se la prende?
• Ma no. Certo vuol dire che di musica ci capisce poco. Perché quella che gira così è di pessima qualità, peggio delle vecchie cassette. […] Io la differenza però la sento, anche l'mp3 riproduce malissimo il suono originale.

Vabbè, almeno ha ammesso che di computer capisce poco, anche se ricordo delle cassette "mixed by Erry", made in Naples, ineccepibili.

16.1.07

Seconda ristampa de "Le civiltà del rutto"

Visto l'insperato successo ottenuto in soli due giorni dal nostro saggio, le Edizioni Improponibili hanno programmato una seconda ristampa dell'opera e garantiscono tempi di consegna ai rivenditori abbastanza contenuti.

L'alto gradimento che si è riscontrato al Nord Italia ha convinto sia noi che l'editore ad integrare nel canale di diffusione anche i giocatori delle tre carte, capillarmente presenti nell'atrio della stazione di Milano Centrale e nei mezzanini delle principali stazioni della metropolitana meneghina.

Con questo intendiamo ringraziare i nostri lettori per la grande manifestazione di gradimento attribuita alla nostra opera e invitiamo tutti i cultori della materia ad inviarci le proprie osservazioni.

Mutande pazze

Sulla metropolitana di Nuova York (come diceva povera nonna) si sta tenendo per l'ennesimo anno consecutivo la "No Panties Day", la giornata delle mutande in libertà sfoggiate sui convogli della sotterranea della Grande Mela durante le ore di punta mattutine e serali, ad opera di un numeroso branco di volontari (nullafacenti, penso io) orchestrati da un duo di pazzi fottuti (ancora più sfaccendati dei loro "collaboratori").
Potete leggere sulla loro pagina web il lungo (e prolisso) racconto della vicenda e le foto scattate durante la… smutandata collettiva.
Ah, la motivazione? Rallegrare il viaggio dei passeggeri della subway, in viaggio per raggiungere il posto di lavoro o il luogo (di martirio e/o) di studio.
Come se sulle metropolitane di tutto il mondo non si vedano già abbastanza stranezze…

14.1.07

Novità editoriale imperdibile!


Da domani troverete nelle librerie più squalificate e presso tutti gli ambulanti delle stazioni della metropolitana il saggio che ho scritto a quattro mani assieme a mio fratello: l'argomento che abbiamo scelto per farci dichiarare indesiderati da alcuni governi della UE sono le rumorose e gassose abitudini post–prandiali dei popoli del nord, la loro gioiosa attitudine all'esternazione libera del rutto in luogo pubblico e il successivo silenzioso compiacimento, che rincorre la tacita approvazione degli astanti.

Il rutto, nel Nord Europa, diviene motivo di aggregazione sociale, di affinità empatica fra i gruppi e di congiunzione trasversale di tutte le classi della popolazione: si rutta in bici, sul tram, andando a lavoro, aspettando la ragazza sotto casa, prima di entrare al cinema.

La civiltà che si fa rutto. E il rutto che la sostanzia.

(150 pp., paperback, con numerose illustrazioni e CD allegato)

11.1.07

Restyling and revamping…

Due parolone econ-english, il particolare slang molto in voga negli ambienti della direzione aziendale, per indicare una semplice "ripulita" nello stile (per i contenuti non so…) del blog, dato che l'onnipresente Google.com ha rilevato anche il portale dei blog che ospita il mio Kabinett e ha portato una ventata di novità tecno–nerdiche, fra le quali stili più belli ed editing modificabile… ecco anch'io sono caduto nella spirale del techno–english, ancora più pernicioso e pervasivo.

E, cosa ancor più preoccupante, sono caduto nelle grinfie di Pages & Brin, i due pazzi patroni di Google, i quali spizzeranno la mia corrispondenza con gusto ancora maggiore dopo questo sfottò!

6.1.07

Pia illusione positivista di primo Novecento




«Via, per il sentiero tortuoso e ineguale, senza curarci dei salti, degli sbalzi, degli urti, pur di correre. L'automobile non è che alla seconda velocità, ma ci par di volare. Ci si presentano delle vaste pozze formate dalla pioggia. Avanti! Vi precipitiamo dentro, le solchiamo sollevando una tempesta d'acqua e di fango; l'ondata rigurgita nel vano del telaio e ci bagna. Ridiamo. Parliamo ad alta voce, presi da una strana esuberanza […]. E c'è anche in noi una gioia nuova, che viene dalla soddisfazione intensa e inesprimibile del fare una cosa che non fu mai fatta. È la voluttà d'una conquista, l'ebbrezza di un trionfo, e una sorpresa insieme, come un trasognamento per la singolarità fantastica di questa corsa in questo paese. […] Ci pare d'interrompere una quiete millenaria, d'essere i primi a gettare fuggendo un segnale di risveglio ad un gran sonno. Sentiamo in noi l'orgoglio d'una civiltà e d'una razza, sentiamo di rappresentare qualche cosa in più di noi stessi: con noi è l'Europa che passa. Nella velocità si riassume tutto il significato della civiltà nostra. La grande brama dell'anima occidentale, la sua forza, il segreto vero d'ogni suo progresso, è espressa in due parole: "più presto!" La nostra vita è incalzata da questo desiderio violento, da questa incontentabilità dolorosa, da questa ossessione sublime: "più presto!"»

Luigi Barzini, "La Metà del Mondo vista da un'automobile: da Pechino a Parigi in 60 giorni", Touring Club Italiano, Milano, 2006, pp. 73–74.

Quello che ho riportato su è uno stralcio dal libro pubblicato dal giornalista del Corriere della Sera Luigi Barzini contenente il racconto dell'epico e (per quei tempi) assolutamente impensabile raid Pechino–Parigi (14.000 km), effettuato nel 1907, assieme al Principe Borghese e al suo "chauffer" (come si diceva all'epoca).
La prima edizione del testo è del 1908: per una prima carrellata di info, si consulti la benemerita Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Raid_Pechino-Parigi).
Le foto sono tratte da lì e da http://www.ritzsite.net/ (così nessuno scoccia con i diritti…)

1.1.07

Buon Anno nuovo a tutti i Kabinettbesucher!


Un augurio sincero per un anno nuovo veramente "buono" sotto tutti gli aspetti!