28.1.07

Pensieri nell'inverno quirite

1. Ieri stavo tirando un po' la macchina sul vialone sotto casa per tamponare il ritardo che avevo accumulato nell'andare a fare ripetizioni di algebra ad una povera vittima liceale che mi sopporta (e mi paga pure).
Pioveva, come oggi del resto, acquazzone a tratti, fanghiglia che si alza dalle ruote delle auto che precedono e che si proiettano sul parabrezza. Nel mezzo di una accelerata da seconda a terza, scorgo a bordo strada un uomo vestito di chiaro con un cane al guinzaglio, perfettamente allineati al centro delle strisce pedonali e in evidente procinto di attraversare: rallento per fermarmi, l'uomo però non si muove, come fanno tutti i pedoni quando capiscono che il/la guidatore/trice ha concesso loro il grande onore di premere il pedale del freno e quindi si sdebitano cercando di togliersi di torno il più presto possibile, per non dare eccessivo disturbo. Quel tizio però non accenna a muoversi, mentre la mia macchina scivola a pochi km/h verso le strisce, anzi sembra dimostrare il più completo disinteresse per portare a termine l'operazione di attraversamento, guarda dritto davanti a sé. Dopo che mi sono fermato del tutto, passa un altro secondo e l'uomo, finalmente, come risvegliato da uno strattone, comincia ad impegnare lo zebrato, sempre però guardando dritto, senza girare la testa. "Povero pazzo" penso io. Fra una battuta e l'altra del tergicristallo sul parabrezza madido di pioggerella fina e fitta, mentre il pedone altezzoso e il labrador color caffellatte sfilano davanti al cofano, tutti e due con noncuranza, regali, mi rimangio il pensiero: lui porta una piccola fascia gialla con tre palle nere, lo stesso il cane su una specie di corpetto, come quegli odiosi cappottini che le fanatiche padrone impongono ai loro canidi da grembo, solo più grande.
È il pittogramma internazionale dei ciechi. E il cane sta facendo attraversare il suo affidato non vedente. Non solo, lo ha fatto muovere dopo essersi assicurato che il traffico si fosse effettivamente arrestato.
A centro strada, nello spartitraffico, lo fa di nuovo, meccanicamente: fa fermare l'uomo, aspetta che il 93 accenni una frenata e che si arresti completamente, altro strattone e la traversata può dirsi conclusa. Manca il gradino per salire sul marciapiede. Il labrador si ferma per un istante ai piedi della banchina, quanto basta ché il suo trainato si allinei con i piedi e capisca che deve alzarne uno. Solo allora il cane monta sul marciapiede e aspetta fermo finché anche il cieco ha completato la manovra di salita. E poi se ne vanno, come un tizio qualunque in impermeabile chiaro che torna a casa dai giardinetti col suo cane, sorpresi entrambi da un acquazzone.

2. Tempo fa ho comprato un romanzo anni Sessanta su una bancarella di libri, di quelle su cui, senza alcun riguardo, vengono accatastate quintali di carta rilegata e sciolta, molto spesso biblioteche di vecchi generali o di impiegati dello stato passati a miglior vita, magari costruite per autore, per argomento, o semplicemente comprando i Mondadori o il Reader's Digest per corrispondenza. Biblioteche e raccolte di cui puntualmente gli eredi si disfano non appena prendono possesso dei lasciti.
In questo romanzo tedesco, mentre lo sfogliavo per spolverarlo, è uscita dalle pagine una cartolina a colori, intonsa, non scritta. Una classica cartolina di quarant'anni fa, con dei colori un poco innaturali, con un panorama di Livigno innevata all'inverosimile. E lì, ho cominciato a fantasticare, ad ipotizzare come e perché fosse lì.
Un souvenir da tenere in casa dopo una vacanza sulla neve? Una cartolina comprata in sovrappiù oppure non spedita perché erano finiti i francobolli? Un memento di belle giornate sulla neve con allegri compagni, di passeggiate, brulé e corteggiamenti galanti? Oppure la cartolina portata a mano ad un vecchio nonno da qualche nipote, tenuta sul tavolo, poi usata come segnalibro, distrattamente ma non troppo, perché ogni tanto, riprendendo il libro, l'occhio ci cada su e magari si ricordi il bel tempo che fu, di quando gli sci erano di legno grezzo e non c'erano doposci "lunari", ma solo stivaloni al ginocchio?

3. Mentre gironzolavo per piazza Venezia, consumando l'inerzia che si acquista scendendo a piedi dalla discesa di via IV Novembre, davanti alla "Macchina da scrivere", il Vittoriano o Altare della Patria che dir si voglia, mi venne in mente un fatto che mi raccontò mia nonna.
C'era un suo avo che non poté gioire del Bollettino della Vittoria firmato Generale Diaz (o Diàz, come dicono a Napoli: "Scusate, per piazza Diàz?"), quello che — tanta era l'enfasi della vittoria, veniva inciso anche su lastre di bronzo fatto con i cannoni austriaci catturati — si conclude "I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.": il figlio, tenente di Artiglieria, studente di Medicina, vent'anni, era dato per disperso sul Monte Cimone, dopo uno degli ultimi furiosi combattimenti palmo a palmo, quelli in cui interi reggimenti tornavano decimati dopo aver guadagnato (o perduto) una ventina di metri.
Quando portarono il Milite Ignoto a Roma, volle andare, assieme a tanti altri con la sua stessa storia, a rendere omaggio e a tentare esorcizzare un po' quel dramma, allo stesso tempo, interiore e nazionale. Salito fino al sacello, dove i due piantoni montano la guardia a quel mucchietto di ossa e di brandelli di divisa racchiusi in una cassa zincata, fu colto improvvisamente da una fitta alla testa, al petto, all'addome: "Qui c'è Mimì, qui c'è Mimì" ripeteva, mentre si accasciava fra le braccia di un carabiniere che lo aveva visto in preda all'emozione e allo sgomento. Fece a tempo a tornare a casa, per morire una settimana dopo.
Mimì era il giovane tenente che non è più sceso dal Monte Cimone dopo la battaglia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma dai Nicola nn essere pessimo... ci tengo a ribadire che non è che odio la matematica,a me sta solo particolarmente antipatica la bru(n)zichess... e vabè... ma queste storie sono veri e propri capolavori...!!!(si ma la civiltas rupti rimane sempre in vetta) vabè va ora vado a fare qualche scritta glitter ci vediamo ciao!!!:D

Anonimo ha detto...

La Bruzichesssssss???
Cioè qui abbiamo un'aristofanina???