21.4.07

FIP Tour marzo 07 – V puntata

h 14,10 (sulla Motonave "Stena Trader", appena fuori l'imboccatura del porto di Hoek van Holland)
H.v. Holland (NL) – Harwich (GB)


L'imbarco sulla nave è un vero e proprio check–in aeroportuale, ci caricano nella nave pure con un autobus, perché questo è un traghetto merci e non ha la passerella per i passeggeri: il garage della nave puzza tremendamente come un mercato del pesce a mezzogiorno, ci spiegano che nel viaggio precedente hanno sbarcato solo camion per il trasporto ittico. Per scusarsi della "provvisorietà" e della "inadeguatezza" (ai bipedi) di questa nave (parole testuali della brochure, ripetute all'altoparlante, ma la nave è fresca di revisione e come comfort dà una pista anche ai traghettoni passeggeri delle rotte vacanziere), la compagnia ci offre l'uso illimitato del buffet durante tutta la traversata. Prima buona notizia in due giorni un po' troppo movimentati.
Ci sono immigrati con passaporto britannico, camionisti inglesi, pendolari di lavoro e di vacanza (olandesi soprattutto) e un gruppo di ragazze londinesi multicultural e fashion–addicted (si va dall'afro–bling all'icy–Albionic type), oltre ad un paio di immancabili strani: un bizzarro con basco, onusto di borse che non fa che chiedermi informazioni a raffica e un pessimo che ha fatto incatenare dai garagisti un… triciclo enorme pieno di buste. Comincio a pensare che uscire dal seminato dei circuiti dell'ovvietà turistica aumenti la probabilità di incontrare bislacchi e forse dovrei pure cominciare ad annoverarmi nel conteggio.
Un vecchio inglese, con un parrucchino vistoso color mogano, mi chiede se gli passo il pepe: per poco non gli rido in faccia, sembra una spalla comica di Benny Hill.

Dicono che il mare a largo sia buono, da qui ancora non si capisce, siamo ancora sottocosta. È un concetto opinabile da queste parti?


h 15,23 (in navigazione)
Ho inconsapevolmente creato un security alert: l'aria di Inghilterra isterica e densa di paura dei bombaroli comincia a farsi sentire. Dopo aver preso freddo per un'ora sul cosiddetto "ponte sole" (ma de che?!?) a guardare la manovra di partenza, tornato al mio posto non trovo più né zaino né vecchietti olandesi cui avevo chiesto di darci un'occhiata. Il vecchio sbuca da un cantuccio e dice che, non avendomi più visto, si era preoccupato e ha portato la mia borsa al commissario di bordo per precauzione.
Questi mi fa un cazziatone, accusandomi di aver messo a repentaglio la sicurezza della nave: ricevo subito la mia prima lezione di civiltà inglese dai tempi della scuola, "don't leave your personal belongings unattended". Never!
Non credo scherzi il commissario quando mi dice che lo zaino stava per essere distrutto o gettato a mare, perché le nuove disposizioni di sicurezza lo permettono: si pente però dell'eccessiva e irosa reazione quando gli presento le mie scuse sincere (tra l'altro è olandese e la cosa lo tange non più di tanto, un briton mi avrebbe umiliato al microfono nel mezzo della sala): gli spiego che non avevo pensato che il 21/7 e il 7/7 — i due attentati, uno riuscito e l'altro fallito, che hanno cambiato per sempre il modo di vivere inglese — avessero seminato un'ombra schizofrenica del sospetto su chiunque e qualsiasi cosa, cui non siamo (per fortuna e speriamo ancora a lungo) abituati in Italia.
Istinto di conservazione, chi vivrà, vedrà. Povero mondo.

Lo shop della nave mi ridà il buonumore (quante volte l'ho scritto questi giorni?), perché è completamente driver–sized, dato che i camionisti sono i maggiori utenti: angolo tecnico con attrezzi vari; angolo accessori, fra cui spiccano un dito medio luminoso alzato da cruscotto e mutandine da appendere al retrovisore; angolo relax, una parete stipata di pornacci e una di stecche di sigarette grandi come confezioni famiglia di tovaglioli di carta.
Il mare è forza 4–5, increspato al traverso, ma la massiccia "Trader" lo sta tenendo benissimo, sembra di stare in treno.

h 17,54 GMT (da qualche parte nel mare del Nord meridionale, a 3/4 di rotta compiuta)
Mi sto rompendo le balle perché il salone è scomodo per chi vuole accucciarsi un po' in pace, ci sono dei divani favolosi ma sono nella zona fumatori, una giovane coppia mediorientale lascia piangere i figli piccoli finché si strozzano con il loro stesso pianto e ho sonno, tanto maledetto sonno…

Ho comprato un blocco per gli appunti allo shop (ma senza donnine discinte sopra), ho preso un cappuccino al buffet (ottimo, difatti la macchina è italiana), fatto due passi per sgranchirmi, visitato due volte il vespasiano, regolato già l'orologio sul GMT, presa una sincope nel leggere il cambio €–£ (da spezzare le gambe, 1€≈0,67£).
Il sole sta scendendo, il mare sembra più calmo. Di Albione ancora nessuna traccia all'orizzonte.

PS: tanto per dire qualcosa e togliere gli occhi dall'orologio (sei ore di navigazione sono pesanti), ho capito perché in Olanda tutti, ma proprio tutti, parlano un impeccabile inglese, vecchi compresi. I programmi tv provenienti dall'estero sono solo sottotitolati, non doppiati, siano film, documentari o chissà che altro. In tutto sono 16 milioni di persone, il territorio è grande due volte la Toscana, il complesso d'inferiorità è sempre in agguato: la lingua sta cominciando ad incorporare ed assimilare inserti anglici, ma ho visto che anche nella ritrosa e fiera Germania, la difficoltà della lingua attributiva sta incoraggiando l'utilizzo di comode scorciatoie linguistiche made in UK. Da anni se urtate una persona sul tram ad Amsterdam o volete sapere come si arriva alla Techno Parade di Eindhoven, dovete rivolgervi con un anglicissimo "Sorry!?", non c'è altro.
Il telefonino viene chiamato dai teutoni "Handy", il capo, il direttore di qualsiasi cosa è sempre lo "Chef", ma questo è soprattutto per evitare di dire "Führer"… persino gli annunci sui treni a lunga percorrenza sono in tedesco ed in inglese, cosa impensabile prima del Mondiale.

Noi quale occasione avremo mai per internazionalizzarci seriamente, che non vuol dire appecorarsi passivamente alle manie e alle mode esterofile (vedi il ridicolo cablaggio Wi–Fi a villa Ada, scimmiottato da Central Park di NY, che però — a differenza del parco romano — è frequentato da lavoratori in pausa pranzo che devono usare i loro palmari; oppure il tanto sbandierato Welfare–State alla svedese o all'americana, a seconda del vento), ma invece assumere coscienza che le lingue sono importanti, che vanno insegnate veramente a scuola, che bisogna cedere su qualcosa del patrimonio linguistico per avere altro in cambio sotto altra forma e non finire come i francesi che non tollerano di aver inventato loro la parola "informatica" (INFORMAtion AutomaTIQUE) e di non aver avuto seguito alcuno nel lessico informatico, per cui il computer rimarrà sempre e comunque "ordinateur". I lessici tecnici non li fanno gli uomini, li fa il mercato, nel bene e nel male. Insomma, dopo aver avuto un Giubileo, un'Olimpiade invernale, la morte di un Pontefice, quando finalmente si sentirà un vigile urbano rispondere in passabile inglese ad un turista o un liceale non fare spallucce se gli chiedono "sorry, how can i reach the Coliseum?". O un ingegnere non rimanere allibito di fronte ad un rapporto tecnico in inglese.
L'Europa è quasi a 30, tocca svegliarsi!

PS2: La7 l'ha fatta grossa. La sigla del PuntoTG è presa di peso dal notiziario BBC (o viceversa?)… possibile?

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